Cremonese, Turchetti ricerca pazientemente percorsi musicali sghembi, confidando in passioni ed incontri sonori rivelatisi nel corso di una ventennale carriera: canzone d’autore, jazz, rumba, tradizioni iberiche e nord-italiane, poesia, repertorio barocco. Fondata nel 2004 la CPC, etichetta locale dal respiro internazionale, e smesso di inseguire parole da cantare ma senza rinunciare a raccontare storie in note, Turchetti costruisce il suo nuovo capitolo sull’ipotetica colonna sonora di una fiera paesana. La sua memoria corre a Castelponzone, terra di artigiani cordai e di mercati, dove un tempo girovaghi e “zingari” erano ben accolti. Il quintetto (che suona bandoneòn, organetto, fisarmonica, sax soprano e tenore, cornamusa, flauto, vibrafono, marimba, contrabbasso) disegna brani di matrice popolare con echi balcanici e composizioni di impianto jazz, alcune morbide, altre inquiete, in cui si avverte l’impronta decisiva del contrabbassista Enzo Frassi. A fare da collante “mangiafòoch”, parossiatica reazione fra diverse anime musicali. Ossequia la tradizione lombarda il conclusivo episodio “El ciòch de la scùriàada”, in briosa brigata con il gruppo I Giorni Cantati di Piadena.
Ciro De Rosa su Il giornale della musica, ottobre 2010