Un album particolare questa suite liberamente ispirata alle musiche di un compositore cremonese non molto noto nel mondo dell’arte “alta” ed a livello prettamente popolare. Questo musicista è Tarquinio Merula, che visse tra il 1594 ed il 1665 e la sua musica ha dato l’idea ad un altro musicista cremonese, Fabio Turchetti, con il Consorzio Produttori Cremonesi, di reinterpretare alcuni brani di Merula alla luce di intuizioni moderne: etniche in taluni casi, jazz in altre. Ed ai brani di Merula, reinterpretati, fanno da contraltare composizioni originali di Turchetti. Struggenti come “La ballata per F.” ad esempio, con il flauto di Luca Congedo che è una spina emotiva nel cuore oppure oscure e misteriose come “Jerusalem”, con il suono ancestrale del bouzouki che si amalgama con le percussioni e l’harmonium dalle sonorità profonde e penetranti che immerge ogni nota in un bagno ricco di profumi e spezie. E non si è ancora usciti da questa stordente atmosfera piena di magia che si viene catturati dalla modernità di un brano come “Sentirete una canzonetta”, brano originale di Merula, arrangiato da Turchetti. E dall’ascolto di questo brano emerge, evidente, da dove sorgono le radici della canzone popolare del nostro paese: dall’ascolto di un brano come questo, seppure riarrangiato, si comprende che a metà del ‘600 esisteva già, in nuce, tutta la profondità lirica ed emotiva della canzone popolare e, in subordine, della canzone d’autore in salsa madrigalista. E quando pensiamo, ad esempio, ai brani dei lontani Amazing Blondel, che tanto ci hanno fatto sognare di mondi magici e lontani, brani come “Sentirete una canzonetta”, ci aiuta a soffermarci a pensare che la nostra storia e cultura musicale non ha molto da invidiare a quella di altre latitudini. Un gran bel lavoro quest’album, da ascoltare tutto d’un fiato, e poi ancora una volta ed ancor di più. Un album da ascoltare in penombra, con la mente rilassata e pronta ad incamminarsi nei meandri della memoria per tornare, con l’immaginazione, nei tempi e nei luoghi in cui la cultura musicale del nostro paese, pur da un piccolo centro come Cremona, era in grado di proporre musiche capaci di sfidare la modernità.
Rosario Pantaleo, Folk Bulletin, febbraio 07